lunedì 22 giugno 2009

Il sogno di Lamberto Cecchi e di tanti è diventato realtà


 

Nel 1995 Lamberto Cecchi fonda Insieme per Prato e si getta, a poche settimane dal voto, nella competizione amministrativa, trascinandosi dietro tutti coloro che vogliono, anche per Prato, la benedizione dell'alternanza. Fra di loro anche alcuni civici, ambientalisti, riformatori, ribelli che avevano partecipato alla Lista Verde Nonviolenta Alternativa del 1989-1990.

Nel 1999 ci riprova e torna a candidarsi sindaco, stavolta da solo contro tutti, per tenere vivo il necessario civismo contro la gracilità, le paure, gli atteggiamenti minoritari del nascente centrodestra. 

Nel 2004 Insieme per Prato e Lamberto Cecchi danno una mano al tentativo di Filippo Bernocchi, che rappresenta, sotto molti aspetti, una sintesi fra l'entusiasmo - un po' confusionario - del 1995 e la coerenza - purtroppo per certi aspetti velleitaria - dimostrata dalle forze civiche nel 1999. 

Quindici anni dopo, l'alternanza diventa realtà attraverso il successo di Roberto Cenni. Pur fra mille contraddizioni, fra tanti dubbi, qualche passo falso, accade, finalmente, ciò che si aspettava da tempo.

Un altro Pratese, con il suo impegno personale, ha gettato il cuore oltre l'ostacolo. Si vedrà cosa sa fare, ma era giusto che ci provasse.

Il tempo perduto non torna. Prato è allo stremo delle forze, quasi senza più speranza. Stavolta però il vento ha soffiato e un po' d'aria è cambiata. 

Stanotte, un pensiero va innanzitutto a Inaco Rossi, che sicuramente è stato uno degli ispiratori, anche dal cielo, di questa boccata d'aria fresca. E uno ad Alessandro Antichi che non raccoglie, personalmente, tutti i frutti che meriterebbe, ma che, prima dalla Maremma e poi dalla seggiola pericolante e pericolosa di Portavoce dell'opposizione toscana, ha aiutato tanto Prato e tutta la Toscana a svegliarsi dal sonno del conformismo e dall'ignavia del clientelismo politico.

 

mercoledì 11 marzo 2009

ModernAmare Prato

Penso sempre più spesso a Prato, la mia città natale, che sta cambiando.
Che deve cambiare.
Ho alcune cose pensate, tentate, fatte e soprattutto scritte, per Prato, che posso rilanciare da questo blog.
Cercherò in fondo ai cassetti i pensieri e le azioni, spesso profetiche, dei movimenti della fine degli anni '80 e dell'inizio degli anni '90.
Frugherò l'archivio di quando sono stato consigliere comunale verde-civico.
Ritroverò le straordinarie intuizioni di Insieme per Prato.
Farò qualche modesta proposta.
Servono delle parole a una città in crisi?
Mentre ciascuno di voi che eventualmente mi legge pensa alla sua personale risposta, io di parole ne ho inventata una: ModernAmare.
E' venuta fuori ripensando a quanto è cruciale a Prato la parola "ammodernare".
Con lavoratori-pensatori-scrittori, come Riccardo Corsi, Fioravante Scognamiglio, Inaco Rossi, quanto ci siamo innamorati di questo concetto così tipicamente pratese e toscano.
Non c'è Pratese, non c'è Toscano che non pensi, davanti alle cose che invecchiano e al tempo che scorre, a come le stesse possano essere non solo e non tanto conservate, quanto, appunto, ammodernate.
Un impannatore direbbe: rigenerate.
Un innamorato direbbe: ringiovanite.
Siccome pensavo a cosa fare in questo momento straordinario della storia di Prato, per amore di Prato, per amare Prato, ecco che ho fatto un po' di mescolìo.
Fra "ammodernare" e "amare", è uscita la mia parola inventata, per la mia città: modernamare.

mercoledì 5 gennaio 1994

Alle origini del cambiamento, anche di quello possibile con Massimo Carlesi

Una testimonianza su come Prato, già quindici anni fa, iniziava a cercare il necessario cambiamento. C'era anche Massimo Carlesi e dobbiamo riconoscere che anche lui è figlio della nostra volontà generale di darci una mossa. Lui ha fatto un percorso interno al centrosinistra e oggi ne è diventato, credibilmente, l'interprete. Tanti altri e io abbiamo fatto un percorso di opposizione civica e liberale, finendo con il diventare i precursori del Popolo pratese della libertà...

Questa testimonianza la avevo già resa pubblica sul sito di Alessandro Antichi. Sono felice di postarla anche qui.

Verso un polo dei valori

Il documento elaborato dal "Circolo dei circoli"*, l'ultima versione, del 5 gennaio 1994



Prato ha bisogno di un profondo cambiamento; una svolta storica, non solo politica; un ricam­bio di classe dirigente, non solo un passaggio di cariche; una liberazione di energie, coraggio, capacità, intraprendenza, speranza, non un voto per lasciare le cose come stanno.

Le prossime elezioni comunali, le prime con l' elezione diretta del sindaco, sono un' occasione per un impegno in prima persona di coloro che sono ancorati a dei precisi valori; che si sento­no espressione, sia pure sempre parziale, della società civile; che sono portatori di esperienze non compromesse con le passate gestioni amministrative.

Per realizzare questo cambiamento abbiamo deciso di tenere dei forum pubblici, in modo itine­rante, nei diversi paesi di Prato.

Dai forum è emersa la necessità di mettersi al servizio del bene comune della città e dei paesi di Prato, secondo il principio per cui i nostri partiti, movimenti, gruppi e circoli sono strumenti per la ricerca del buongoverno e non apparati che antepongono i propri interessi a quelli della comunità.

In ogni altro livello politico locale o nazionale noi conserviamo la nostra libertà di persone e di gruppi e non cederemo a logiche o fedeltà di schieramento e di apparato.

La nostra collaborazione per la candidatura di un nuovo sindaco e per una legislatura di cam­biamento è e sarà possibile solo in quanto assolutamente libera da secondi fini e da calcoli di carriera politica o di partito.

Siamo convinti che il comune di Prato, a cominciare dai suoi vertici, abbia bisogno di una ritro­vata indipendenza spirituale e culturale, ancora prima che politica, dopo la stagione del cini­smo e dell' irresponsabilità delle burocrazie.

Riteniamo di poter creare un "polo dei valori" che permetta l' autocandidatura, a primo sindaco pratese eletto dal popolo, di una persona nuova e credibile, che venga da una vita di studio e di lavoro.

Ciascuno di noi intende sostenere una riscoperta della dignità della vita umana: dal concepi­mento all' accoglienza concreta, dalla tutela della salute alla protezione nel tempo della nascita e della morte.

L' ente locale dovrà mettersi al servizio di questi valori coinvolgendo le risorse presenti nell' ambito del volontariato, dell' associazionismo, della società civile.

Tutte le regole, gli strumenti, le strutture, le persone, gli enti e le aziende comunali devono tor­nare al servizio dei cittadini, cioè di ogni persona umana che vive a Prato,, considerata come soggetto concretamente portatore di diritti e di doveri.

Il comune deve strutturare l' ufficio imposte in modo efficiente e cristallino, mettendolo in grado di operare contro l' evasione fiscale, anche e soprattutto per poter diminuire la pressione tribu­taria sui cittadini.

L' amministrazione locale deve adoperarsi per la ricostruzione della legalità e della fiducia, anche richiedendo il rinnovamento e il potenziamento degli uffici finanziari, di polizia, di rap­presentanza dello stato e della regione.

Le strutture, gli uffici e le aziende devono funzionare in economia, trasparenza, rigore, principi chiari di imprenditorialità, garantendo in ogni caso solidarietà alla persona e alla famiglia e non alle burocrazie.

Deve iniziare la costruzione di una città senza barriere, accessibile in ogni suo angolo ai di­sabili, ai bambini, agli anziani, a cominciare dalla correzione di marciapiedi e scalini e dalla moltiplicazione di segnaletica specifica e di iconografia adeguata.

La città deve moltiplicare i luoghi di accoglienza ed i punti di informazione e tenere aperti al pubblico i propri uffici, in modo da essere leggibile e comprensibile, oltre che per i suoi citta­dini, per i visitatori, i turisti, gli stranieri.

Nell' interesse nostro e delle future generazioni, dobbiamo operare per la conservazione eco­logica dell' ambiente e la salvaguardia del nostro territorio, ponendo nuovi e più severi limiti alle devastazioni di un malinteso sviluppo, alla cementificazione, alla crescita di produzioni e consumi inutili se non pericolosi, ai consumi idrici, all' inquinamento dell' aria.

La raccolta dei rifiuti deve essere pagata da chi effettivamente li produce e da chi non è dispo­nibile a differenziarli e a riciclarli.

Lo smaltimento dei rifiuti deve basarsi sulla molteplicità dei centri di raccolta, sul contributo delle iniziative private e di quartiere, sull' esistenza di molti impianti di modeste dimensioni e di varia tecnologia, più facilmente controllabili e sostituibili nel tempo.

Finalmente potremo fare un nuovo piano regolatore che restituisca dignità e bellezza alla vita di paese, che fermi il degrado idrogeologico e renda possibile la rinaturalizzazione di alcuni torrenti e gore, nonché il mantenimento od il ripristino di aree umide e laghetti, che conservi la presenza nel comune di un verde spontaneo, che incentivi i cittadini ad investire nell' abbelli­mento e nel restauro delle proprie proprietà.

Il centro storico non è l' unico luogo della città da recuperare, abbellire, rendere più accogliente e più abitabile, perché ci sono altri centri, chiese, antiche case coloniche, frazioni, che hanno dei valori artistici e architettonici da recuperare e valorizzare per la vita culturale e turistica di Prato.

Prato deve avere strade integralmente pedonalizzate nel centro storico e nei paesi, zone a traffico limitato per i residenti, parcheggi ben distribuiti.

Le linee di trasporto pubblico devono essere essenziali, pubblicizzate, incentivate, ben servite, di facile consultazione anche per chi non conosce la città, di grande stabilità nel tempo, con procedure di pagamento il più possibile automatizzate.

Per la diversificazione economica di Prato ci sono possibilità nei campi del recupero edilizio e dei restauri, del turismo, dell' agricoltura tradizionale e biologica, del rilancio di piccolo artigia­nato, maestrìe, botteghe, studi, della crescita di circoli, cinema, teatri e cultura, purché si dia spazio all' iniziativa privata e a gente che crede veramente nel lavoro e nella creatività perso­nale.

Prato deve valorizzare il pluralismo educativo, potenziando i servizi comunali per tutte le scuole e incentivando nuovi progetti scolastici, formativi, universitari, sia pubblici che di coope­rative, comunità, associazioni e privati.

Questi sono solo i primi punti unificanti di questa riscoperta di tradizioni e libertà, di questa coalizione civica di valori apertamente proclamati ed interessi trasparentemente perseguiti.

I veri e propri programmi di lavoro dovranno essere elaborati dal sindaco autocandidato che avrà superato le primarie che il nostro "circolo dei circoli" intende celebrare.

Il sindaco autocandidato dovrà enunciare chiaramente le cose che si possono fare in quattro anni di buongoverno e nominare le persone che ritiene idonee ad affiancarlo sin dalle prime battute della campagna elettorale.

I cittadini, espressione di questo schieramento, che si candideranno a sostenerlo nel prossimo consiglio comunale, rispetteranno l' autonomia del sindaco, svilupperanno con libertà la propria visione del bene comune di Prato e forniranno alla nuova amministrazione un sostegno co­struttivo sui grandi indirizzi della vita cittadina.

I pratesi devono votare nella primavera del 1994 per liberarsi al più presto di un' amministra­zione che si è messa in campagna elettorale, a spese della cittadinanza, senza che le elezioni fossero state convocate.

I consiglieri comunali, i consiglieri di quartiere, i rappresentanti e i dirigenti eletti negli enti e nelle aziende collegate al comune, sono invitati a contribuire affinché questa scadenza sia ri­spettata, dimettendosi collettivamente e contestualmente entro giovedì 10 marzo 1994.

Dopo il varo di questo manifesto per "un polo dei valori", i firmatari promuoveranno una raccol­ta di adesioni, personali e organizzate e la raccolta di candidature per la carica di sindaco, al fine di poter tenere al più presto le consultazioni primarie e dare inizio alla campagna elettorale amministrativa.

redatta da Massimo Carlesi, Cristina Pacini, Mauro Vaiani

* * *

* Cos'era il "Circolo dei circoli"


Di questo primo tentativo di dar vita a un "polo dei valori" per cambiare Prato, si resero protagoniste persone dei partiti, dei movimenti, della società civile, in anni di profonda turbolenza politica in tutta Italia, nel 1993-1994. Riproduciamo di seguito le date e le circostanze degli incontri che, poiché si tenevano nei circoli delle parrocchie pratesi, furono chiamati il "Circolo dei circoli".

La spinta iniziale fu data dagli esponenti verdi e civici che mercoledì 21 luglio 1993, al circolo ARCI Terminale, costituiti come gruppo di studio "Tradizioni & Libertà", misero a punto e pubblicarono il testo della lettera aperta "L' autunno del partito-stato".

Dal loro appello presero le mosse cinque incontri pubblici:

1) Venerdì 17 settembre 1993, al circolo ACLI Sacra Famiglia, incontro pubblico sulla possibilità di far emergere a Prato nuove candidature e nuovi valori. Ospite: il gruppo di studio "Tradizioni & Libertà" insieme alla nascente "Rete" (il movimento promosso da Orlando, Dalla Chiesa, Novelli) del Distretto pratese.

2) Venerdì 8 ottobre 1993, al circolo MCL S.Giusto, incontro pubblico sull'autonomia e l'indipendenza spirituale, prima che politica, di un possibile sindaco autocandidato ed alternativo all'amministrazione del PCI-PDS. Una alternativa possibilmente espressa dalla società civile, scelto attraverso assemblee pubbliche e primarie. Ospite: l' MCL provinciale. Protagonisti Claudio Martini e Enrico Mencattini.

3) Venerdì 5 novembre 1993, al circolo ARCI Figline, incontro pubblico sulla conservazione del territorio. Ospiti: Fioravante Scognamiglio e Vittorio Giugni, esponenti dei Verdi di Prato.

4) Giovedì 2 dicembre 1993, al circolo MCL Paperino, incontro sul rinnovamento della pubblica amministrazione. Ospite: Francesco Perretta, dei popolari per la riforma.

5) Lunedì 10 gennaio 1994, al circolo di Grignano, incontro sulla solidarietà e i servizi sociali, con l'analisi della carta degli intenti redatta da Carlesi, Pacini e Vaiani. Ospite: Massimo Carlesi, esponente del mondo cattolico.

L'iniziativa si indebolì per la scelta degli esponenti del mondo cattolico più orientati verso valori socialisteggianti e di sinistra, di sfilarsi dal progetto di costruzione di una alternativa. Alcuni di loro, fra cui proprio Massimo Carlesi, assunsero poi delle cariche nelle amministrazioni della continuità del Centrosinistra.

* * *

venerdì 3 dicembre 1993

Acqua passata

Ripubblichiamo in questi primi giorni di novembre 2009 una lettera ritrovata nel nostro archivio. E' una relazione che mi trovai a fare sul Consiag una quindicina d'anni fa... Direi che non è proprio acqua passata...Buona lettura.



Da

Mauro Vaiani
membro dell' assemblea del Consiag (eletto dal Comune di Prato)

coordinatore del
gruppo di studio Tradizione & Libertà (promosso dalla Rete nel Distretto pratese)


Firenze, 3 dicembre 1993


Al consigliere verde-civico Athos Macaluso
Comune di Prato


Ai consiglieri verdi Paolo della Giovampaola e Manrico Benelli
Comune di Campi Bisenzio


Ai consiglieri Alberto Rossi e Marco Saccenti
Comune di Montemurlo


Al consigliere verde Giuseppe Piccioli
Comune di Vernio


Al gruppo consiliare verde
Comune di Scandicci


All' Associazione Verdi di Prato


Alle assemblee locali della Rete
del Distretto pratese, di Empoli, di Firenze, di Pistoia


Alla stampa


A chi di interesse


Oggetto:
Progetti di nuovo statuto e di nuova convenzione con i comuni del Consiag, in attuazione della L. 142/90



Gentili amici e colleghi,


per una serie fortuita di inadempienze che considero, nel suo piccolo, una manifestazione della crisi del regime e dell' autunno del partito-stato delle nostre terre, il PDS-PCI, sono ancora membro dell' assemblea del Consiag (a diversi mesi ormai, dalle mie dimissioni da consigliere comunale verde-civico di Prato, nda).


Vi ricordo che mi sono dimesso ormai due anni e mezzo fa, quando ancora ero consigliere della LVNA a Prato. Chiesi, allora, la sostituzione con l' amico Gino Sernesi, ma, a quanto pare, non è mai stata effettuata. Nemmeno le mie dimissioni da consigliere comunale del 7 marzo 1992, evidentemente, accelerarono la pratica.


Poiché sono stato convocato ad un' importante seduta dell' assemblea dedicata alla trasformazione del Consiag in attuazione della L. 142/90, ho ritenuto, anche se con un certo imbarazzo e forse non senza un qualche disgusto, di dover partecipare.


Grazie ad un barlume di buon senso, che è emerso primariamente in una parte dei consiglieri di area democratica e cristiana, l' assemblea ha accolto, sostanzialmente un mio emendamento tendente a limitare le finalità del Consiag ai tradizionali servizi per l' acqua e il gas, per la tutela del territorio ed il monitoraggio ambientale. Una mia richiesta di rinunciare alla progettistica, attività che ormai è diventata tradizionale per il Consiag, non è stata accolta.


La delimitazione dei fini e dei servizi potenziali del Consiag (ai quali comunque i Comuni avrebbero autonomamente deciso se e come dare concreta attuazione attraverso le singole convenzioni) mi è sembrata corretta per non alimentare la crescita di questa grande burocrazia.


La natura promiscua, in parte privatistica e in parte pubblicistica, del Consiag ne ha fatto uno dei bastioni del partito-stato (che ha ancora, vi ricordo, la maggioranza assoluta fra i 50 membri dell' assemblea del Consiag) e dei suoi alleati, sia in termini di affidamento lavori ad aziende e professionisti "graditi", sia in termini di assunzioni familistiche, sia in termini di raccolta del consenso attraverso propaganda "ambientalistica", campagne fra l' utenza, operazioni di immagine nel vasto campo del risparmio energetico e del ciclo delle acque.


Quando si è chiesta più efficienza, il blocco PDS-alleati politici-alleati sindacali-imprese appaltatrici ha sempre proclamato la retorica del "servizio pubblico".


Quando si è chiesta più trasparenza, lo stesso blocco si chiudeva a riccio in modo omertoso, reclamando i diritti e le libertà del regime privatistico e dello "spirito imprenditoriale".


Devo dire, anche se la stampa è omertosa e non si è mai visto un giornalista alle assemblee del Consiag, anche se le segreterie dei comuni membri sono sostanzialmente "cieche", anche se nessuno ha mai veramente inchiodato alle sue responsabilità politiche il "politburo" che governa l' azienda da tempo, che è veramente impressionante vedere questa azienda che incassa con la lentezza di un assessorato e spende con la disinvoltura di un privato.


Esistono delle guerriglie al Consiag aperte dal CO.RE.CO. ed anche inchieste della Guardia di Finanza e della magistratura, ma il problema politico grave del Consiag, in questo momento di fine regime, è che la maggior parte delle assunzioni familistiche o clientelari sono probabilmente legali e che la maggior parte degli affidamenti a ditte e professionisti privati lo saranno senz' altro anch' essi.


Certo, le famose "super delibere", con cui si autorizzava il presidente Dini a spendere senza praticamente alcun controllo miliardi per gli impegni quotidiani, sono state osteggiate dagli organi amministrativi e verificate dagli organi giudiziari. Ma con quali risultati non saprei dirvi.


Un mio emendamento al nuovo statuto del Consiag, tendente a limitare a tre, invece dei sette previsti, il numero dei membri del consiglio di amministrazione (che sostituirà l' attuale commissione amministratrice), è stato respinto. Su di esso hanno votato a favore alcuni consiglieri di area democratica e cristiana, altri della stessa area si sono astenuti, altri, infine, si sono schierati con la maggioranza che governa attualmente il Consiag (che è tuttora composta da PCI-PDS, PSI, PRI, mentre il tradizionale appoggio consociativo della ex Democrazia Cristiana appare ormai dissolto con la dissoluzione di quell' area politica).


Se avessero accolto la proposta di un consiglio di amministrazione ristretto e autorevole, il nuovo Consiag avrebbe avuto molto più forte l' assemblea dei soci (i sindaci o i loro delegati). Devo ricordare, a loro vergogna, che gli amministratori di Signa avevano chiesto un consiglio di amministrazione di 15 membri, praticamente coincidente con l' assemblea degli soci. Alla faccia del rinnovamento, della capacità di delegare e di responsabilizzare, del coraggio di separare funzioni di amministrazione e di controllo.


Il mio voto finale sullo statuto e sulla proposta di nuova convenzione tra Consiag e Comuni partecipanti è stato contrario. Il solo voto contrario.


Non che avessi approfondito molto la faccenda, ma la mia idea è nota. Ne parlavo già quando ero consigliere comunale e non ho ancora trovato argomenti sufficientemente convincenti per farmela cambiare. Dobbiamo puntare, io credo, sulla nascita di vere e proprie aziende, di natura privatistica (che non vuol dire di proprietà privata ma, per esempio, con un azionariato diffuso nelle mani dei comuni e con degli statuti contenenti particolari obblighi per il servizio agli utenti e per la tutela ambientale).


Oggi, finalmente, il nuovo Consiag ha recepito la logica che l' avanzo nella gestione del gas non deve più coprire il disavanzo nella gestione dell' acqua ed il nuovo statuto vieterà questa pratica.


Personalmente resto convinto che un'azienda dell'acqua dovrebbe essere autonoma da un' azienda del gas, perseguire una politica di "internalizzazione" del costo effettivo dell' acqua e, di conseguenza, porre finalmente le basi economiche per il lancio di una politica con basi economiche per il risparmio, la depurazione diffusa, il riuso e il riciclo delle acque.


Finché l' acqua viene considerata un servizio pubblico da mantenere nel deficit e nell'illegalità, nessun privato investirà mai una lira in una politica di risparmio e riuso dell'acqua.


"Internalizzare" il prezzo di una risorsa scarsa come l' acqua, lo ricordo anche se conoscete tutti benissimo gli scritti di Federico Caffé, significa far pagare un prezzo almeno paragonabile a quanto costa la raccolta, la distribuzione, la depurazione ed il riuso dell' acqua. Far pagare a chi deve e a chi può, nel rispetto di poche leggi ma chiare e facilmente applicabili. Non si tratta di rivoluzioni, ma di un minimo di aspirazione ad un buongoverno coerente con i nostri valori. Prima di tutto coerente con una scelta di campo che, credo, tutti noi abbiamo fatto: quella di salvaguardare, per le future generazioni, le falde, le sorgenti e i fiumi, che sono ricchezze fragilissime della cui capacità di rigenerarsi sappiamo ancora troppo poco.


Il nuovo statuto e la nuova bozza di convenzione, arriveranno in tutti i consigli comunali dei quindici comuni soci del Consiag. Pesa sul capo del consorzio un decreto del governo che impone la riforma entro il 31 dicembre 1993, altrimenti potranno agire, in carenza, i prefetti. D'altra parte, da anni ormai, tutte le volte che l' illegalità e le inadempienze dilagano, in Italia si aumentano i poteri dei prefetti.


L'ANCI, da vera associazione del Giurassico qual è, alla "minaccia" dell'azione prefettizia, ha risposto chiedendo, con un emendamento alla legge di conversione del decreto del governo, che i Consorzi e i Comuni abbiano tempo fino al 31 dicembre 1994. Anche questo, se ci pensate, fa vergognare quanto l'appello ai prefetti.


Vi ricordo, infine, che ho votato a favore dell'adesione al Consorzio del Comune di Vaglia. Spero di non aver fatto uno sbaglio. A vergogna del Consorzio e di tutti gli altri enti e comitati che ne "controllano" gli atti, vi ricordo che la pratica per l' ammissione nel Consiag del Comune di Vaglia è durata un anno e mezzo. Un anno fa avrei sopportato in silenzio, visto che cose ben più gravi accadevano e restavano ben circoscritte all' interno delle mura di gomma di una politica fondata sull' omertà e sul servaggio. Oggi, grazie a Dio, abbiamo imparato che ci si deve ribellare anche contro le idiozie della burocrazia. Per cui, nei futuri scontri elettorali tra i movimenti della Toscana ed il partito-stato, vi invito a mettere in conto anche questo.


Concludo ricordandovi, per il poco che può valere il mio invito, che il Consiag è un' azienda solida, probabilmente non facilmente attaccabile sul piano delle illegalità e della criminalità, retta da personaggi abili. Eppure essa è anche uno dei centri di equilibrio più credibili e più fortificati del partito-stato e dei suoi alleati (palesi, consociativi, occulti).


C' è poco da essere di sinistra, di destra, o di centro, finché al posto del Consiag non ci saranno una o più aziende rette con regole nuove, da persone diverse, sotto gli occhi di consumatori più attenti, sotto il controllo di una stampa più aggressiva, sotto la sorveglianza di un po' di forze dell' ordine decise a far rispettare la legge in materia di pozzi, acqua e rifiuti liquidi, nonché di riscaldamento e inquinamento dell' aria.


Grazie della vostra paziente attenzione. Buon lavoro.


Mauro Vaiani

mercoledì 21 luglio 1993

L'autunno del partito-stato


mercoledì 21 luglio 1993
 

Un appello contro l'egemonia del partito-stato della Toscana lanciato a Prato dal gruppo di studio "Tradizioni & Libertà".Il gruppo univa esponenti civici, verdi, della Rete, ribelli della sinistra e figure del centro e della destra cittadina. L'appello fu firmato da Guido Sensi (poi diventato consigliere provinciale di AN a Firenze), Mauro Vaiani (dal 1995 esponente di Insieme per Prato), Luciano Veracini (nel 1993 esponente della Rete a Prato). L'ultima versione fu corretta con l'aiuto di Francesco Mandarano (nel 1993 consigliere indipendente al comune di Prato, ex PCI).



L' autunno
del partito-stato



Per la prima elezione diretta del sindaco non sosterremo alcun candidato del PDS. Questa è la nostra scelta. Chi conosce la nostra storia e la gratuità del nostro impegno sa che non è stata facile, che non era scontata, che nasce da lunghe riflessioni realizzate nell'ambito del nostro gruppo di lavoro culturale e ambientale, attivo nell'ambito della Rete e luogo di incontro per persone di diversa ispirazione culturale e convinzione politica.
Consideriamo il PDS del Distretto pratese un partito-stato, negativamente pervasivo della società e delle istituzioni. Intendiamo favorire l'emergere, sulla base di alcuni valori, di un candidato diverso, anche se in parte distante dalla nostra cultura e sostenuto da uno schieramento eterogeneo. Di valori ne proponiamo tre, che ci sembrano importanti per rianimare la nostra città sfigurata, dove gli apparati hanno soffocato l'etica della responsabilità diffusa ed ogni ideale di buongoverno.
Primo, un rilancio culturale ed ambientale. Abbiamo bisogno di libertà, cultura, attaccamento alla nostra terra, uniche vere sorgenti di un rilancio economico e sociale a lungo termine. Dobbiamo salvare l' antica qualità della vita di cui i pratesi hanno goduto attraverso la dimensione umana dei nostri cinquanta paesi. Dobbiamo proteggere il nostro territorio, devastato da lugubri palazzi e da squallide costruzioni in vetrocemento volute da affaristi privi di amore per Prato, epigoni di una falsa modernità. Un candidato nuovo deve far propria questa idea di rilancio culturale e ambientale. Non solo per noi, ma anche per le future generazioni.
Secondo, un ritorno alla legalità. Tutta la società ha bisogno di essere responsabilizzata e di liberarsi dalle omertà sin qui contrabbandate come fedeltà al partito. Dobbiamo pretendere dallo stato e dalla regione cambiamenti di personale dirigente e di organizzazione. Gli uffici statali e regionali erano forse fedeli al vecchio regime, ma hanno avuto ben poco ascolto per le ingiustizie fiscali, per l'insicurezza dovuta alla penetrazione criminale e mafiosa, per la lentezza giudiziaria.
Terzo, una ritrovata indipendenza spirituale, prima che politica, del vertice cittadino. Questo, che dovrebbe essere normale, a Prato è rivoluzionario, perché la politica è ancora nelle mani di funzionari, di dipendenti pubblici con orari privilegiati, di finti imprenditori. Il nostro prossimo sindaco deve essere libero da logge, partiti, appartenenze più o meno inconfessabili e lo deve dimostrare nominando, sin dalle prime battute della campagna elettorale, vicesindaco e assessori.
Un sindaco candidato che si muova a partire anche da questi tre valori, non può venire dal partito-stato. Se una persona di quell'apparato avesse voluto provocare una rottura, una discontinuità, sarebbe già accaduto. Né può venire dai sopravvissuti del consociativismo reale delle commissioni edilizie. Può venire solo da quella parte di società pratese estranea agli apparati e decisa ad uscire dall'autunno del partito-stato.
Il partito-stato antepone al bene comune l' interesse della propria nomenklatura. E' inutile girarci attorno. I singoli possono essere disinteressati, ma il partito-stato li consuma e li usa per riprodursi. Altri partiti, che sono stati colonne della lottizzazione, sono pressoché scomparsi. Non c'è alcun motivo, se non l'opportunismo ed il trasformismo, perché il PDS del Distretto pratese sopravviva così come oggi si presenta nei gangli vitali dell'amministrazione e dei servizi.
Non sarà facile, ma se riusciremo a vincere avremo quattro anni di transizione, durante i quali potranno emergere nuovi dirigenti, amministratori, protagonisti culturali e civili. Potranno nascere nuovi poli politici, avanzati, centristi, moderati.
Alle persone e alle forze politiche rivolgiamo un appello ad incontrarsi. A partire dai valori troveremo insieme i modi per provocare dibattiti pubblici e primarie aperte a tutti i cittadini, dalle quali emergerà anche un candidato comune. Un cittadino che si faccia simbolo e strumento di una rivoluzione gentile contro il partito-stato e di un governo possibile di transizione.


Approfittando di una serata di amicizia, già convocata, del nostro gruppo di studio, Tradizioni & Libertà, vediamoci, fra persone disposte a questo tipo di ricerca, dopo il riposo estivo e dopo la festa della Madonna di Prato, per venerdì 17 settembre, alle ore 21, presso il circolo ACLI della Sacra Famiglia.


Prato, mercoledì 21 luglio 1993
Guido Sensi
Mauro Vaiani
Luciano Veracini
(riletto anche con Francesco Mandarano - definitivo)


Fonte: http://www.toscanalibertaria.org/cammino/1993-07-21-autunno-partito-stato.html (acceduto il 24 febbraio 2011) 

a cura di Mauro Vaiani (vaiani@unipi.it)

 

venerdì 24 maggio 1991

Da Prato alla Maremma: l'antica via dei rifiuti

In questa campagna elettorale amministrativa 2009 sto lavorando con tutte le energie che mi restano libere dal lavoro universitario per Alessandro Antichi, candidato presidente della provincia di Grosseto.

Uno dei problemi più grossi che Antichi dovrà affrontare, dopo aver portato in Maremma un'altra storica alternanza, è quello del mega-inceneritore di Scarlino. Una struttura vecchia, sovradimensionata, mai discussa con il territorio, sulla quale non c'è mai stato e non si è mai cercato il consenso della gente. Una struttura pensata per scaricare in Maremma un po' dei rifiuti delle aree urbane di Prato e di Firenze.

E' tipico della vecchia sinistra toscana fare poco e fare male, lasciar marcire i problemi, appioppando poi, quando non si può fare ormai altro, sotto la pressione dell'emergenza, qualche patata bollente a territori remoti ma ad essa elettoralmente fedeli.

Così, a Firenze e a Prato si continua a governare male. In Maremma si relegano impianti sbagliato e le si fanno pagare le conseguenze di scelte avventate.


Riflettere su questa politica così vigliacca e sulle patacche che la vecchia sinistra toscana vuole appiccicare alla Maremma, mi ha fatto tornare in mente un mio vecchissimo scritto, di quasi vent'anni fa.

Da consigliere comunale verde-civico, giovane e ingenuo, volli andare di persona a controllare qualcosa di molto simile, nelle motivazioni e negli atteggiamenti sbagliati con cui veniva portato avanti, al cogeneratore di Scarlino: il progetto di una grande discarica in Maremma, a Monterotondo Marittimo, progettata per risolvere i problemi dei rifiuti di Prato, anzi, di mezza Toscana.


In quasi vent'anni, nella politica toscana, non è quindi cambiato nulla?

Forse sì. Stavolta, Antichi, dopo aver già fatto parecchie cose importanti, vincendo le provinciali di Grosseto, potrebbe scacciare da un importante ganglio dello status quo, la moneta falsa della vecchia politica e riportarne invece di quella buona, che risolve, che fa le cose bene, che ci rende tutti più liberi, onestamente più prosperi, spiritualmente più ricchi.

Vent'anni dopo sono invecchiato, non saprei dire quanto maturato. Sono ancora così avventato da riproporre il mio vecchio scritto integralmente. Buona lettura.

(originariamente pensato come un report di poco più di 15.000 caratteri, proposto al "Il Tirreno", non accettato)

Prato, 24/5/91

L'ORO DEI MAREMMANI

Appunti turistico-politici di un Sabato Santo a Monterotondo Marittimo, Maremma, Toscana, Italia

di Mauro Vaiani
consigliere comunale verde-civico di Prato

* * *

Il Sabato Santo scorso ero distratto dal raccoglimento religioso dalle voci frenetiche che si accavallavano nella mia città: per tutta Prato si parlava dell'oro di Monterotondo Marittimo. In quel lontano paesino di Maremma la costruzione di una discarica per i rifiuti pratesi, e toscani in genere, avrebbe ricoperto Sindaco ed abitanti di inattesa abbondanza e di inusitati agi. Decisi di partire, per vedere con i miei occhi. Quelli che seguono sono alcuni appunti di viaggio, dettati al mio registratore portatile sul momento (un po'come fa l'agente Cooper a Twin Picks). I titoletti che separano i paragrafi sono versi di canzonette. Quelle che ascoltavo in macchina, casualmente, da cassette o dalle radio locali. Mi sono rimasti in mente e ho continuato a canticchiarli, a bassa voce, mentre camminavo per il Botro La Cantina, cioè la terra destinata a diventare una discarica. Le canzonette si addicono a fare da colonna sonora ai rifiuti. Vedrete. Anzi, leggerete.

* * *

Il cielo è sereno con qualche fitta di aria fresca e qualche croce di nuvole. Sabato di Passione. Sto lasciando Prato per andare a Monterotondo Marittimo, comune di Maremma. Altra terra dove hanno scoperto l'oro dei rifiuti. Altra terra, la nostra più preziosa risorsa, la più scarsa, da destinare ad un'eventuale discarica.

* * *

"Oggi un Dio non ho." (Raf)

Leggo una paginetta di informazioni dell'ISTAT, stampate dal mio computer proprio prima di uscire di casa: superficie del Comune di Prato 9.759 ettari; superficie del Comune di Monterotondo Marittimo 10.251 ettari; popolazione di Prato 165.000 abitanti; popolazione di Monterotondo Marittimo 1.400. Da una parte i due comuni hanno più o meno lo stesso territorio. Dall'altra il primo è più di cento volte maggiormente popolato. Nella vita politica democratica i numeri contano. Chi ha più voti vince. Allora è giusto che i 165.000 pratesi votino la distruzione di una parte del territorio di Monterotondo?

"La gelosia non è lecita." (L.Battisti)

A proposito di democrazia, i voti “verdi” di Monterotondo, alle ultime regionali del 1990, sono 17. A Prato sono 4.029. Per quei 17 trascuri i 4.000? Te lo dicono sempre, consigliere Vaiani, non sei un "politico". Pensi ai villaggi, dimentichi le città. Tra quel villaggio e Prato, l'unica cosa che - secondo l'ISTAT - è simile, fatte le dovute proporzioni, è il consenso (e la gestione ininterrotta del potere) da parte dell'ex PCI (ed oggi del PDS che ne ha ereditato sindaci, assessori e presidenti di USL).

"Adesso no, non mi interessa più." (R.Cocciante)

Per muovermi verso Monterotondo prendo l'automare, in direzione Firenze. All'area di Firenze Nord prendo l'autosole, in direzione Roma. L'ombra di S.Giovanni Battista attenua il sole che, a tratti, è forte da arrostire. Getto uno sguardo, come fosse l'ultimo, alla nostra Calvana distrutta. Lo faccio sempre, come se non dovessi mai tornare. Cave e incendi l'hanno violentata, eppure, a guardarla bene, essa ha dentro di sé‚ gli elementi per la sua rinascita ed il suo recupero: il restauro della Cementizia, il ripristino della scalinata, passeggi e punti panoramici, la manutenzione dei sentieri, il rimboschimento possibile, terrazzamento naturale, la realizzazione di piccole bozze per il rallentamento della corsa dell'acqua piovana... Da lassù si ascolta il vento di Prato e si capisce che l'intero Comune, invece che andare a distruggere la terra d'altri, deve fermarsi, riflettere, tornare sui propri passi, coltivare il proprio giardino, governare la propria dimora.

"Marmolada incantada." (Tazenda)

Dopo pochi chilometri di autostrada del sole, esco a Firenze Certosa, cercando di imboccare la superstrada per Siena. Si entra a passo d'uomo, una macchinetta dietro l'altra. La superstrada per Siena è uno dei cessi che l'ANAS ha costruito in giro per la Toscana, a costi mostruosi. E continuando a spendere cifre da capogiro mentre noi le utilizziamo allegramente, senza pagare alcun pedaggio. Nell'illusione che non ci costino.

"Io continuo a dubitare. Non so più qual è la strada mia." (R.Fogli)

Esco dalla Firenze-Siena a Colle Val d'Elsa e seguo le indicazioni per Volterra, sulla statale 68. Dopo Volterra proseguo sulla statale 68 fino a Saline, dove incrocio la statale 439, che prendo in direzione di Pomarance e Larderello. Dò un passaggio a due studenti, da Volterra a Saline. Dicono che ci sono pochi autobus. La ferrovia, naturalmente, è abbandonata. La statale si chiama Sarzanese-Valdera. Manto stradale invecchiato, ma in buone condizioni. Il traffico deve essere sempre piuttosto scarso. Ho visto il ceppo del km 105. Ora non c'è più nessuno, né davanti a me, né sull'altra corsia.

"Di tanto in tanto un grido copriva le distanze." (F.Battiato)

A Pomarance c'è il bivio per Larderello. Inizio ad essere circondato da enormi tubazioni metalliche. Sono i collettori del vapore che viene concentrato nelle centrali ENEL. Ricordo improvviso di una gita scolastica e "formativa" dei tempi delle medie: ancora, a quei tempi, i professori di scienze si gonfiavano d'orgoglio davanti alle tecnologie e i professori di storia esaltavano l'autosufficenza energetica italiana. Oggi l'ENEL è impegnata nella costruzione di centraline geotermiche piccole e nascoste qua e là tra queste colline bollenti, quasi come se volesse nascondere o attenuare il fastidio della propria presenza. Le cose piccole hanno un vantaggio (l'ho imparato dalle mie letture americane, a partire dalle memorie dei capi pellerossa, non in quella fucina di colossale ignoranza che è la cultura ufficiale italiana): si possono revocare, chiudere, cancellare più facilmente. Quanto cambierebbe il nostro rapporto con i rifiuti, se invece di un enorme sacchetto, ne tenessimo in casa tre, più piccoli, uno per tipo di scarto. E come sarebbe più semplice sperimentare piccoli appezzamenti di compostaggio biologico, piccoli inceneritori, piccoli depositi di materie da compostare... Quanto meno tempo per costruirli. Quanto meno tempo per chiuderli se non funzionassero più o se possono essere sostituiti da qualcosa di meglio. C'è uno strano odore nell'aria. Dappertutto i famosi soffioni boraciferi. Credo che questa gente sia abituata, ma per strada ho visto un cartello che mi ha spaventato: attenzione, pericolo, CONDENSA DI VAPORE. Dopo Larderello, attraverso il comune di Castelnuovo Val Di Cecina, ultimo della Provincia di Pisa. Al km 140, circa, della statale 439, entro nella Provincia di Grosseto e nel Comune di Monterotondo. E' finita l'aridità di colline disboscate e di una macchia rinsecchita. La statale ha ricominciato a salire e sono circondato da boschi, ancora in foggia invernale.

"Nuvole nere in cielo e qualche foglia in terra." (F.Battiato)

Sono arrivato all'appuntamento con Giovanni Soldani, consigliere comunale di Monterotondo. Giovanni Soldani mi ha imbastito un piccolo pranzetto. A tavola con lui e con i suoi familiari abbiamo parlato un po' delle sue origini. Romano. Chimico di professione, a Milano, per molti anni. Poi, dieci anni fa, si è ritirato qui, facendo prima il tagliaboschi per la Comunità Montana e poi il pensionato. Adesso lo sto seguendo con la mia Uno. Vado dietro la sua Skoda. Mi ha spiegato come funziona il Consiglio Comunale. La lista di maggioranza, che ha preso i dodici seggi su quindici, secondo il sistema maggioritario, era stata formata dagli ex-comunisti del PDS, dai socialdemocratici e dai repubblicani. Attualmente, dei dodici consiglieri eletti per la maggioranza, ne sono rimasti nove, perché Soldani e altri due colleghi son usciti. E hanno fatto un gruppo autonomo "Sviluppo e Ambiente", a cui si sono iscritti un consigliere già aderente a Rifondazione Comunista, un consigliere indipendente di sinistra e il Soldani stesso, anche lui simpatizzante di Rifondazione, in verità. Ieri sera hanno fatto un'assemblea popolare, che ha avuto un certo successo. Tra l'altro abbastanza affollata, nonostante la processione del Venerdì Santo, organizzata dalla parrocchia. Anche se, effettivamente, il pienone lo hanno raggiunto soltanto dopo la fine della processione. In questa riunione di ieri sera hanno ottenuto un vasto consenso. Anche la moglie del Sindaco e altri due del Direttivo del Partito Democratico della Sinistra di Monterotondo Marittimo, nelle poche cose che hanno detto, hanno dato ragione agli organizzatori dell'assemblea. Stiamo raggiungendo il bivio in cui si lascia la statale per entrare nel paese. Soldani corre veloce, con la sua Skoda, per queste stradine. La strada che ci porta a Monterotondo, scendendo dalle colline, ci lascia scorgere il mare e una valle bellissima.

"Che cosa resterà di noi, del transito terrestre?" (F.Battiato)

Ecco il cartello stradale che indica: Monterotondo Marittimo. Un soffione boracifero, come quelli di Larderello, ci sovrasta. Ci siamo fermati in paese. Soldani ha incontrato il collega consigliere Angelo Tarantino, un altro di "Sviluppo e Ambiente". Si scambiano un po' di notizie utili alla battaglia che hanno appena incominciato per la salvaguardia del paese. Chiedo di fare una foto. Per il mio archivio e i nostri giornali, dico. Soldani dice: - Sì, sono tutte cose che servono. - E Tarantino sorride: - Sì, ci mettono in archivio anche noi. Torniamo un attimo al racconto di Soldani sulle cose che succedono in Consiglio Comunale. Il cons. Soldani chiede di parlare delle modifiche al PRG che dovrebbero permettere la discarica. Il Sindaco risponde stizzito che "si sente inquisito". Non è l'unico amministratore toscano che si offende, quando gli si chiede ragione di ciò che fa, il mio commento. I paesani chiedevano ai dirigenti del Partito Democratico della Sinistra, all'assemblea di ieri sera (Venerdì Santo): - Ma voi adesso siete la maggioranza di chi? A nove mesi dalle elezioni, ecco una Giunta che, sostanzialmente, non rappresenta più nessuno. Una giunta che si è fatta eleggere senza parlare di questa discarica, senza metterla nel proprio programma. Come si fa a migliorare questa nostra democrazia? Il Sindaco una mattina chiama i suoi collaboratori più stretti e si mette a studiare una cosa così imponente, come per ispirazione improvvisa? E' possibile - e lo crederanno mai i suoi mille paesani ed elettori - che non ci pensasse già nove mesi fa, quando fu eletto?

"Dubbi... no." (Mietta)

Tra il km 10 e 11 della statale 398 (Val di Cornia) ci siamo fermati davanti ad un cancello arrugginito. Da lì, per una strada bianca che sale sulla nostra destra, si sale a Podere Lucignoli. Andiamo su a piedi. Sulle cartine scala uno-cinquemila dell'Istituto Geografico Militare, Soldani mi illustra la conformazione di un avvallamento che sarà ben visibile dall'alto di Podere Lucignoli. Si chiama Botro La Cantina. Mi mostra la posizione ipotizzata delle future cinque vasche e dell'eventuale stoccaggio inerti. Un comune di 1.400 abitanti. Ci siamo scambiati qualche idea. Se il Comune espropria e mette su un'azienda municipalizzata o a partecipazione privata per raccogliere rifiuti qui, con il prezzo dello smaltimento che sta volando verso le Lit.300 al chilo... E' una montagna di rifiuti ed un fiume d'oro. 200 o 250 tonnellate di rifiuti al giorno da Prato, gli dico io. E altre 500 da altre parti, dice Soldani, perché‚ parlano di una ricezione di 800 tonnellate al giorno, tutti i giorni per otto anni. A Lit. 300 il chilo. Altro che il Sindaco compri... Se vuoi comprare, metti i rubinetti d'oro in ogni casa e dalle fontane fai uscire vino e miele. Soldani continua, concitato: - E invece, come hanno detto loro, è la popolazione che ne avrebbe un grande beneficio... Fanno d'oro tutti quanti. Cominciano a parlare di teleriscaldamento, gas, palasport, tutto 'sto ben di Dio, case popolari, ripresa di decine di vecchi progetti che sono bloccati perché sono rimasti senza soldi... Dicono che ti fanno d'oro. Ma durante la campagna elettorale la lista di maggioranza non ne ha mai parlato. Figurarsi. Uno si fa eleggere... E poi... Una promessa così allettante non si poteva fare già durante la campagna elettorale?

"Son tanto fragili, fragili... Maneggiali con cura." (Mina)

Il casale del podere Lucignoli non è affatto abbandonato. Sembrano, a vederlo, i classici lavori di restauro delle Belle Arti italiane. Si rifanno tetto, strutture, infissi, pavimenti e poi si ferma tutto, perché i soldi sono finiti o per mille altri motivi. Questo casale sarebbe un'ottima sede di rappresentanza per la futura società di smaltimento rifiuti. - Laggiù vogliono fare un'altra menata. - Soldani mi indica un'area dalla parte opposta della statale rispetto al Botro che è sotto di noi – E' previsto un impianto di trattamento dei reflui dei gasifici della Toscana con annessa una porcilaia di 12.000 maiali. Qualcosa che stravolge completamente l'assetto territoriale... Neanche su questo il Consiglio Comunale è mai stato consultato. Hanno fatto addirittura le tavole rotonde a Grosseto, per illustrare il progetto. Con alti funzionari del Ministero dell'Ambiente, assessori e presidente della Provincia. Tutto 'sto ben di Dio. - A Grosseto mi alzai. - continua Soldani - Chiesi la parola e dissi che di tutte quelle belle cose in Consiglio non ne avevamo mai parlato. Per cui, gli dissi, al vostro posto ci andrei piano. L'annuncio di Grandi Progetti fuori dalle procedure e dalla riserva a favore della competenza consiliare sulla programmazione stabilita dalla legge, dico a Soldani, è un malcostume comune. L'Italia ha un grande problema (sospiro): produciamo ancora troppi pochi maiali.

"Ti servirà, quando li adopererai." (Mina)

Il Botro La Cantina si distende sotto i nostri occhi. Sembra adatto, per conformazione, ad ospitare la gigantesca discarica. Al posto di ciascuno degli avvallamenti ti sembra già di vedere una delle vasche (cinque) previste. Anche se è chiaro che, per far posto alle strutture, ci sarà un enorme sterramento. Per otto anni Prato ed altre comunità potrebbero tirare un sospiro di sollievo. Le famiglie e le imprese potrebbero continuare indisturbate a gettare (mescolati e confusi in modo irreversibile) quelle enormi quantità di materie seconde - alcune delle quali hanno già un valore di mercato, altre lo avranno presto - che siamo soliti chiamare "rifiuti". E tra otto anni? Un altro Botro La Cantina. O un mega-impianto di compostaggio meccanico che produrrà un compost che nessuno vorrà, perché pieno di cadmio e altri veleni. O giganteschi inceneritori indifferenziati (quando non si sa cosa si brucia - è una evidenza fisica - non si sa cosa resta nel fumo e nelle ceneri). - Questi girano da tempo. - dice Soldani - Appena insediato il Consiglio si sono messi a girare, tra Firenze e qua... Penso di aver individuato chi ha mosso tutto. Funzionari della regione molto creativi e il COSVIG. Il COSVIG è il Consorzio Sviluppo Geotermia. Ne fa parte anche il Comune di Monterotondo, assieme ad altri enti territoriali. A questa struttura andrebbe il merito, secondo Soldani, di aver ideato la discarica, come le porcilaie ed altre "forme di sviluppo". Dal punto in cui siamo noi, Podere Lucignoli, all'altro lato del Botro, Podere La Stella, c'è una notevole distanza e un notevole dislivello. Soldani mi dice che per la discarica hanno pensato ad una profondità media di 12 metri per un'area di 18 ettari. In tutto farebbero circa 2.160.000 metri cubi, in grado di recepire oltre 2 milioni di tonnellate di rifiuti. Dividendo per i circa 2.900 giorni di funzionamento in otto anni, otteniamo proprio la cifra di 753 tonnellate di ricezione media giornaliera di cui parla Soldani. Le 300 tonnellate al giorno di Prato sono una piccola parte dell'affare. Iniziamo a scendere di nuovo verso le auto. Incrociamo le greggi di uno dei pastori sardi che hanno ripopolato in parte la zona dopo anni di abbandono. Ci mettiamo a parlare dei pericoli della vita di campagna. Giovanni Soldani mi racconta di un lupo, o forse un cane inselvatichito, che sbranò decine di animali. Abbiamo il sole calante negli occhi. Si raffresca. - Anche a Prato avete vento? - mi chiede il mio accompagnatore. - Sì. Un vento molto forte. Speriamo che ci schiarisca le idee.

"Vittime e carnefici... Gli altri siamo noi." (U.Tozzi)

(Mauro Vaiani)


* * *

giovedì 20 settembre 1990

Pratesi di origine zhejianese


Ecco un esempio di come cercherò di "modernamare". Vent'anni fa, il 20 settembre 1990, scrissi questo appello e lo distribui ai miei colleghi consiglieri comunali.
Lo ripubblico oggi, 11 marzo 2009, con qualche commento.

Dal Comune di Prato
Gruppo consiliare Lista Verde Nonviolenta Alternativa
Prato, 20 settembre 1990

Lettera aperta ai concittadini,
ai colleghi consiglieri,
agli assessori e al Sindaco

Chi se non noi, quando se non ora


Uomini e donne che camminano silenziosi per le strade, quasi sempre soli o in due, mai in gruppi, mai chiacchierando, mai in modo tale da attirare la benché minima attenzione su di loro. Pensano di attirarne già troppa per il loro aspetto, per la loro diversità da noi?

Sono in giro quando noi non siamo più in giro. E' una loro naturale riservatezza, oppure sono orari di lavoro che noi nemmeno possiamo più immaginare... E sì che non siamo mai stati parchi nel lavorare.

Mangiano carne di cane, pescano i pesci con le mani nelle secche. Ma soprattutto catturano i gatti, li scuoiano, se ne nutrono... Violano più di una legge sulla protezione degli animali, ma soprattutto violano la libertà del felino, che è l'immagine di animale libero per definizione in cui noi, più fedelmente, ci rispecchiamo. Sia quando lo amiamo, sia, forse anche di più, quando lo ignoriamo.

Un'intera classe di piccoli artigiani si sono trasformati in fondiari che affittano per venti, trenta, quaranta milioni al mese i loro antichi magazzini, proprio a loro. Si pigiano e si stipano dentro questi preziosi fondi per una strana passione per la promiscuità? Lavorano ventiquattro ore al giorno su borse che vendono a cinquecento lire il pezzo in odio al nostro mercato e alle nostre professionalità, in dispregio al nostro senso dei diritti?

Violano continuamente i nostri infiniti paragrafi, articoli, avvisi fatti di innumerevoli parole, le quali a loro volta sono fatte di poche lettere che si combinano infinitamente tra di loro... Cosa ci trovano di difficile, visto che essi conoscono a memoria migliaia di ideogrammi? Forse sono irretiti dal crimine?

Si dice che siano già duemila nel comune. E non avviene nella periferia di una grande metropoli prescelta per l'integrazione della Alien Nation, come nell'omonimo film. Avviene qui. E' un'altra sfida alle capacità di ospitalità di una terra che però, per conto nostro, abbiamo già inaridito e distrutto.

E' un altro incontro. Forse il più alto e difficile, in questo dopoguerra in cui siamo tutti, chi più chi meno, diventati pratesi, da quell' ALTRO che eravamo...

Come sempre non c'è altra via che il nostro conoscerli, per aiutare, e il loro associarsi, per aiutarsi.

Possiamo fare qualcosa, presto, prima che gli occhi e il cuore si annebbino? Sì, possiamo.

GLI UNI DOVRANNO AMARE LA TERRA
A CUI SONO GIUNTI
GLI ALTRI DOVRANNO AMARE IL CUORE
CHE RECANO CON SE'

Perché gli uni e gli altri diventino un, sempre molteplice e sempre libero, NOI.

Mauro Vaiani
(consigliere comunale verde-civico)

* * *

Che ne pensate?
Un po' melenso, vero?
Però, vent'anni dopo, mi piace rintracciare qualche elemento di coerenza e di continuità con l'impegno di tutta la mia vita per l'integrazione.

Per integrazione intendo una cosa parecchio concreta: valorizzare ogni nuovo venuto e farsi tutti più liberi, più ricchi, più belli persino, grazie anche alle sue braccia e al suo cervello.

Oggi i duemila cinesi del 1990 sono diventati ventimila (legali, a cui si continua a dire che vanno aggiunti altri quarantamila clandestini). L'inserimento nel territorio pratese e nella cintura fiorentina di questi immigrati cinesi dalla provincia dello Zhejiang è stato molto meno difficile di quanto si poteva paventare, perché la loro mentalità, fondata sulla piccola impresa familiare, è profondamente compatibile con la nostra. Come sempre gli individui se la sono cavata, nonostante le istituzioni.

I giovani di origine zhejianese che parlano pratese con una perfetta gorgia toscana sono l'ennesima riprova che la libera interazione fra le persone umane è sempre la principale risposta a ogni problema sociale. Che se tante autorità che ci sovrastano, improvvisamente sparissero, faremmo fatica ad accorgercene...

Le grandi sfide restano tutte aperte davanti a noi: conservazione della nostra identità, comprensione e inclusione nella nostra storia dei nuovi arrivati, piena integrazione nel rispetto reciproco, crescita nella lealtà economica, azione costante per far emergere tutta l'economia pratese dal nero, tolleranza zero contro ogni illegalità.

L'appello del 1990 era già disponibile in rete, dal 25 ottobre 2008 scorso, grazie all'ospitalità dell'archivio web di Alessandro Antichi, l'importante uomo politico liberale, portavoce dell'opposizione nel Parlamento toscano, precursore e pioniere del Popolo toscano della libertà, con cui ho l'onore di collaborare.