venerdì 3 dicembre 1993

Acqua passata

Ripubblichiamo in questi primi giorni di novembre 2009 una lettera ritrovata nel nostro archivio. E' una relazione che mi trovai a fare sul Consiag una quindicina d'anni fa... Direi che non è proprio acqua passata...Buona lettura.



Da

Mauro Vaiani
membro dell' assemblea del Consiag (eletto dal Comune di Prato)

coordinatore del
gruppo di studio Tradizione & Libertà (promosso dalla Rete nel Distretto pratese)


Firenze, 3 dicembre 1993


Al consigliere verde-civico Athos Macaluso
Comune di Prato


Ai consiglieri verdi Paolo della Giovampaola e Manrico Benelli
Comune di Campi Bisenzio


Ai consiglieri Alberto Rossi e Marco Saccenti
Comune di Montemurlo


Al consigliere verde Giuseppe Piccioli
Comune di Vernio


Al gruppo consiliare verde
Comune di Scandicci


All' Associazione Verdi di Prato


Alle assemblee locali della Rete
del Distretto pratese, di Empoli, di Firenze, di Pistoia


Alla stampa


A chi di interesse


Oggetto:
Progetti di nuovo statuto e di nuova convenzione con i comuni del Consiag, in attuazione della L. 142/90



Gentili amici e colleghi,


per una serie fortuita di inadempienze che considero, nel suo piccolo, una manifestazione della crisi del regime e dell' autunno del partito-stato delle nostre terre, il PDS-PCI, sono ancora membro dell' assemblea del Consiag (a diversi mesi ormai, dalle mie dimissioni da consigliere comunale verde-civico di Prato, nda).


Vi ricordo che mi sono dimesso ormai due anni e mezzo fa, quando ancora ero consigliere della LVNA a Prato. Chiesi, allora, la sostituzione con l' amico Gino Sernesi, ma, a quanto pare, non è mai stata effettuata. Nemmeno le mie dimissioni da consigliere comunale del 7 marzo 1992, evidentemente, accelerarono la pratica.


Poiché sono stato convocato ad un' importante seduta dell' assemblea dedicata alla trasformazione del Consiag in attuazione della L. 142/90, ho ritenuto, anche se con un certo imbarazzo e forse non senza un qualche disgusto, di dover partecipare.


Grazie ad un barlume di buon senso, che è emerso primariamente in una parte dei consiglieri di area democratica e cristiana, l' assemblea ha accolto, sostanzialmente un mio emendamento tendente a limitare le finalità del Consiag ai tradizionali servizi per l' acqua e il gas, per la tutela del territorio ed il monitoraggio ambientale. Una mia richiesta di rinunciare alla progettistica, attività che ormai è diventata tradizionale per il Consiag, non è stata accolta.


La delimitazione dei fini e dei servizi potenziali del Consiag (ai quali comunque i Comuni avrebbero autonomamente deciso se e come dare concreta attuazione attraverso le singole convenzioni) mi è sembrata corretta per non alimentare la crescita di questa grande burocrazia.


La natura promiscua, in parte privatistica e in parte pubblicistica, del Consiag ne ha fatto uno dei bastioni del partito-stato (che ha ancora, vi ricordo, la maggioranza assoluta fra i 50 membri dell' assemblea del Consiag) e dei suoi alleati, sia in termini di affidamento lavori ad aziende e professionisti "graditi", sia in termini di assunzioni familistiche, sia in termini di raccolta del consenso attraverso propaganda "ambientalistica", campagne fra l' utenza, operazioni di immagine nel vasto campo del risparmio energetico e del ciclo delle acque.


Quando si è chiesta più efficienza, il blocco PDS-alleati politici-alleati sindacali-imprese appaltatrici ha sempre proclamato la retorica del "servizio pubblico".


Quando si è chiesta più trasparenza, lo stesso blocco si chiudeva a riccio in modo omertoso, reclamando i diritti e le libertà del regime privatistico e dello "spirito imprenditoriale".


Devo dire, anche se la stampa è omertosa e non si è mai visto un giornalista alle assemblee del Consiag, anche se le segreterie dei comuni membri sono sostanzialmente "cieche", anche se nessuno ha mai veramente inchiodato alle sue responsabilità politiche il "politburo" che governa l' azienda da tempo, che è veramente impressionante vedere questa azienda che incassa con la lentezza di un assessorato e spende con la disinvoltura di un privato.


Esistono delle guerriglie al Consiag aperte dal CO.RE.CO. ed anche inchieste della Guardia di Finanza e della magistratura, ma il problema politico grave del Consiag, in questo momento di fine regime, è che la maggior parte delle assunzioni familistiche o clientelari sono probabilmente legali e che la maggior parte degli affidamenti a ditte e professionisti privati lo saranno senz' altro anch' essi.


Certo, le famose "super delibere", con cui si autorizzava il presidente Dini a spendere senza praticamente alcun controllo miliardi per gli impegni quotidiani, sono state osteggiate dagli organi amministrativi e verificate dagli organi giudiziari. Ma con quali risultati non saprei dirvi.


Un mio emendamento al nuovo statuto del Consiag, tendente a limitare a tre, invece dei sette previsti, il numero dei membri del consiglio di amministrazione (che sostituirà l' attuale commissione amministratrice), è stato respinto. Su di esso hanno votato a favore alcuni consiglieri di area democratica e cristiana, altri della stessa area si sono astenuti, altri, infine, si sono schierati con la maggioranza che governa attualmente il Consiag (che è tuttora composta da PCI-PDS, PSI, PRI, mentre il tradizionale appoggio consociativo della ex Democrazia Cristiana appare ormai dissolto con la dissoluzione di quell' area politica).


Se avessero accolto la proposta di un consiglio di amministrazione ristretto e autorevole, il nuovo Consiag avrebbe avuto molto più forte l' assemblea dei soci (i sindaci o i loro delegati). Devo ricordare, a loro vergogna, che gli amministratori di Signa avevano chiesto un consiglio di amministrazione di 15 membri, praticamente coincidente con l' assemblea degli soci. Alla faccia del rinnovamento, della capacità di delegare e di responsabilizzare, del coraggio di separare funzioni di amministrazione e di controllo.


Il mio voto finale sullo statuto e sulla proposta di nuova convenzione tra Consiag e Comuni partecipanti è stato contrario. Il solo voto contrario.


Non che avessi approfondito molto la faccenda, ma la mia idea è nota. Ne parlavo già quando ero consigliere comunale e non ho ancora trovato argomenti sufficientemente convincenti per farmela cambiare. Dobbiamo puntare, io credo, sulla nascita di vere e proprie aziende, di natura privatistica (che non vuol dire di proprietà privata ma, per esempio, con un azionariato diffuso nelle mani dei comuni e con degli statuti contenenti particolari obblighi per il servizio agli utenti e per la tutela ambientale).


Oggi, finalmente, il nuovo Consiag ha recepito la logica che l' avanzo nella gestione del gas non deve più coprire il disavanzo nella gestione dell' acqua ed il nuovo statuto vieterà questa pratica.


Personalmente resto convinto che un'azienda dell'acqua dovrebbe essere autonoma da un' azienda del gas, perseguire una politica di "internalizzazione" del costo effettivo dell' acqua e, di conseguenza, porre finalmente le basi economiche per il lancio di una politica con basi economiche per il risparmio, la depurazione diffusa, il riuso e il riciclo delle acque.


Finché l' acqua viene considerata un servizio pubblico da mantenere nel deficit e nell'illegalità, nessun privato investirà mai una lira in una politica di risparmio e riuso dell'acqua.


"Internalizzare" il prezzo di una risorsa scarsa come l' acqua, lo ricordo anche se conoscete tutti benissimo gli scritti di Federico Caffé, significa far pagare un prezzo almeno paragonabile a quanto costa la raccolta, la distribuzione, la depurazione ed il riuso dell' acqua. Far pagare a chi deve e a chi può, nel rispetto di poche leggi ma chiare e facilmente applicabili. Non si tratta di rivoluzioni, ma di un minimo di aspirazione ad un buongoverno coerente con i nostri valori. Prima di tutto coerente con una scelta di campo che, credo, tutti noi abbiamo fatto: quella di salvaguardare, per le future generazioni, le falde, le sorgenti e i fiumi, che sono ricchezze fragilissime della cui capacità di rigenerarsi sappiamo ancora troppo poco.


Il nuovo statuto e la nuova bozza di convenzione, arriveranno in tutti i consigli comunali dei quindici comuni soci del Consiag. Pesa sul capo del consorzio un decreto del governo che impone la riforma entro il 31 dicembre 1993, altrimenti potranno agire, in carenza, i prefetti. D'altra parte, da anni ormai, tutte le volte che l' illegalità e le inadempienze dilagano, in Italia si aumentano i poteri dei prefetti.


L'ANCI, da vera associazione del Giurassico qual è, alla "minaccia" dell'azione prefettizia, ha risposto chiedendo, con un emendamento alla legge di conversione del decreto del governo, che i Consorzi e i Comuni abbiano tempo fino al 31 dicembre 1994. Anche questo, se ci pensate, fa vergognare quanto l'appello ai prefetti.


Vi ricordo, infine, che ho votato a favore dell'adesione al Consorzio del Comune di Vaglia. Spero di non aver fatto uno sbaglio. A vergogna del Consorzio e di tutti gli altri enti e comitati che ne "controllano" gli atti, vi ricordo che la pratica per l' ammissione nel Consiag del Comune di Vaglia è durata un anno e mezzo. Un anno fa avrei sopportato in silenzio, visto che cose ben più gravi accadevano e restavano ben circoscritte all' interno delle mura di gomma di una politica fondata sull' omertà e sul servaggio. Oggi, grazie a Dio, abbiamo imparato che ci si deve ribellare anche contro le idiozie della burocrazia. Per cui, nei futuri scontri elettorali tra i movimenti della Toscana ed il partito-stato, vi invito a mettere in conto anche questo.


Concludo ricordandovi, per il poco che può valere il mio invito, che il Consiag è un' azienda solida, probabilmente non facilmente attaccabile sul piano delle illegalità e della criminalità, retta da personaggi abili. Eppure essa è anche uno dei centri di equilibrio più credibili e più fortificati del partito-stato e dei suoi alleati (palesi, consociativi, occulti).


C' è poco da essere di sinistra, di destra, o di centro, finché al posto del Consiag non ci saranno una o più aziende rette con regole nuove, da persone diverse, sotto gli occhi di consumatori più attenti, sotto il controllo di una stampa più aggressiva, sotto la sorveglianza di un po' di forze dell' ordine decise a far rispettare la legge in materia di pozzi, acqua e rifiuti liquidi, nonché di riscaldamento e inquinamento dell' aria.


Grazie della vostra paziente attenzione. Buon lavoro.


Mauro Vaiani

mercoledì 21 luglio 1993

L'autunno del partito-stato


mercoledì 21 luglio 1993
 

Un appello contro l'egemonia del partito-stato della Toscana lanciato a Prato dal gruppo di studio "Tradizioni & Libertà".Il gruppo univa esponenti civici, verdi, della Rete, ribelli della sinistra e figure del centro e della destra cittadina. L'appello fu firmato da Guido Sensi (poi diventato consigliere provinciale di AN a Firenze), Mauro Vaiani (dal 1995 esponente di Insieme per Prato), Luciano Veracini (nel 1993 esponente della Rete a Prato). L'ultima versione fu corretta con l'aiuto di Francesco Mandarano (nel 1993 consigliere indipendente al comune di Prato, ex PCI).



L' autunno
del partito-stato



Per la prima elezione diretta del sindaco non sosterremo alcun candidato del PDS. Questa è la nostra scelta. Chi conosce la nostra storia e la gratuità del nostro impegno sa che non è stata facile, che non era scontata, che nasce da lunghe riflessioni realizzate nell'ambito del nostro gruppo di lavoro culturale e ambientale, attivo nell'ambito della Rete e luogo di incontro per persone di diversa ispirazione culturale e convinzione politica.
Consideriamo il PDS del Distretto pratese un partito-stato, negativamente pervasivo della società e delle istituzioni. Intendiamo favorire l'emergere, sulla base di alcuni valori, di un candidato diverso, anche se in parte distante dalla nostra cultura e sostenuto da uno schieramento eterogeneo. Di valori ne proponiamo tre, che ci sembrano importanti per rianimare la nostra città sfigurata, dove gli apparati hanno soffocato l'etica della responsabilità diffusa ed ogni ideale di buongoverno.
Primo, un rilancio culturale ed ambientale. Abbiamo bisogno di libertà, cultura, attaccamento alla nostra terra, uniche vere sorgenti di un rilancio economico e sociale a lungo termine. Dobbiamo salvare l' antica qualità della vita di cui i pratesi hanno goduto attraverso la dimensione umana dei nostri cinquanta paesi. Dobbiamo proteggere il nostro territorio, devastato da lugubri palazzi e da squallide costruzioni in vetrocemento volute da affaristi privi di amore per Prato, epigoni di una falsa modernità. Un candidato nuovo deve far propria questa idea di rilancio culturale e ambientale. Non solo per noi, ma anche per le future generazioni.
Secondo, un ritorno alla legalità. Tutta la società ha bisogno di essere responsabilizzata e di liberarsi dalle omertà sin qui contrabbandate come fedeltà al partito. Dobbiamo pretendere dallo stato e dalla regione cambiamenti di personale dirigente e di organizzazione. Gli uffici statali e regionali erano forse fedeli al vecchio regime, ma hanno avuto ben poco ascolto per le ingiustizie fiscali, per l'insicurezza dovuta alla penetrazione criminale e mafiosa, per la lentezza giudiziaria.
Terzo, una ritrovata indipendenza spirituale, prima che politica, del vertice cittadino. Questo, che dovrebbe essere normale, a Prato è rivoluzionario, perché la politica è ancora nelle mani di funzionari, di dipendenti pubblici con orari privilegiati, di finti imprenditori. Il nostro prossimo sindaco deve essere libero da logge, partiti, appartenenze più o meno inconfessabili e lo deve dimostrare nominando, sin dalle prime battute della campagna elettorale, vicesindaco e assessori.
Un sindaco candidato che si muova a partire anche da questi tre valori, non può venire dal partito-stato. Se una persona di quell'apparato avesse voluto provocare una rottura, una discontinuità, sarebbe già accaduto. Né può venire dai sopravvissuti del consociativismo reale delle commissioni edilizie. Può venire solo da quella parte di società pratese estranea agli apparati e decisa ad uscire dall'autunno del partito-stato.
Il partito-stato antepone al bene comune l' interesse della propria nomenklatura. E' inutile girarci attorno. I singoli possono essere disinteressati, ma il partito-stato li consuma e li usa per riprodursi. Altri partiti, che sono stati colonne della lottizzazione, sono pressoché scomparsi. Non c'è alcun motivo, se non l'opportunismo ed il trasformismo, perché il PDS del Distretto pratese sopravviva così come oggi si presenta nei gangli vitali dell'amministrazione e dei servizi.
Non sarà facile, ma se riusciremo a vincere avremo quattro anni di transizione, durante i quali potranno emergere nuovi dirigenti, amministratori, protagonisti culturali e civili. Potranno nascere nuovi poli politici, avanzati, centristi, moderati.
Alle persone e alle forze politiche rivolgiamo un appello ad incontrarsi. A partire dai valori troveremo insieme i modi per provocare dibattiti pubblici e primarie aperte a tutti i cittadini, dalle quali emergerà anche un candidato comune. Un cittadino che si faccia simbolo e strumento di una rivoluzione gentile contro il partito-stato e di un governo possibile di transizione.


Approfittando di una serata di amicizia, già convocata, del nostro gruppo di studio, Tradizioni & Libertà, vediamoci, fra persone disposte a questo tipo di ricerca, dopo il riposo estivo e dopo la festa della Madonna di Prato, per venerdì 17 settembre, alle ore 21, presso il circolo ACLI della Sacra Famiglia.


Prato, mercoledì 21 luglio 1993
Guido Sensi
Mauro Vaiani
Luciano Veracini
(riletto anche con Francesco Mandarano - definitivo)


Fonte: http://www.toscanalibertaria.org/cammino/1993-07-21-autunno-partito-stato.html (acceduto il 24 febbraio 2011) 

a cura di Mauro Vaiani (vaiani@unipi.it)